«L'eco dell'infinito? Ritrovare e rigenerare l’anima» by Osho

Il nostro venire al mondo è una ricerca, come Osho spiega: “La ricerca della verità da parte dell’uomo è eterna. È un lungo pellegrinaggio senza inizio; anche se arriva a una fine, non ha inizio. La nostra ricerca prosegue da secoli e millenni, ora in una forma ora in un’altra. Anche chi, all’apparenza, non sta cercando consapevolmente la verità, è alla sua ricerca. L’essere stesso dell’uomo è una ricerca della verità. Questo è il tormento e l’estasi dell’essere umano”. Ebbene, quell’interrogarsi fa da filo conduttore a tutte le domande che ciascuno intreccia dentro di sé, nel perenne tentativo di sciogliere un enigma che a livello razionale non troverà mai risposta. D’altra parte, poiché il bisogno di una risposta è primario, la necessità di dare un significato ha generato una miriade di spiegazioni, dietro le quali di solito ci si trincera, spaventati dall’abisso con il quale altrimenti saremmo a confronto. Un Maestro gestisce le domande nell’ottica di avvicinare all’abisso che noi in effetti siamo: non dà risposte, costella l’interrogativo per dispiegarlo allo sguardo di chi chiede – ma soprattutto di chiunque è in ascolto – in modo da fare luce su ciò che di essenziale è racchiuso nella domanda. È in quella messa a fuoco che l’anima può affiorare. Altrimenti non può esistere. Nelle parole di Osho: “L’essere umano nasce con molti io, ma non con un’anima. Quando tutti questi io si fondono in uno solo, quando si integrano, allora si acquisisce un’anima. Quando tutti questi io cadono nell’oceano della vita, ogni separazione tra essi scompare e uno solo affiora, ecco che tu ha un’anima. Non hai un’anima solo perché sei nato. Bisogna divenire un’anima, integrare la folla interiore, questi io che lottano tra loro”. L’antologia raccoglie gli interrogativi di alcuni ricercatori che a Osho si rivolgevano per comprendere e capirsi, va dunque avvicinata come singoli itinerari di attenzione, da sviluppare per ritrovare dentro di sé il filo conduttore che apre alla vera risposta da sempre presente in ciascuno. In noi, infatti, per quanto profondamente occultato, esiste un patto originario tra ciò che siamo in essenza e l’universo, ed è nel lavoro su di sé che diviene possibile un disvelamento, magistralmente espresso da Michelangelo, di fronte a un blocco di marmo: “Non vedete che c’è un angelo imprigionato lì dentro? Io lavoro per liberarlo”. Un paziente utilizzo di questi interrogativi, avvicinati non per trovare semplici risposte; ma per nutrire e approfondire la comprensione di sé stessi, aiuterà a trovare un equilibrio, una reale comprensione e soprattutto a vivere il mistero della vita in tutta la sua meraviglia.