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Antonio Fossati - Giustizia, segni e pregiudizi

Posted By: SSCN1926
Antonio Fossati - Giustizia, segni e pregiudizi

Antonio Fossati - Giustizia, segni e pregiudizi
Italian | Amazon Media EU | 2012 | EPUB | Pages 128 | ASIN: B00823IT7I | 1.65 Mb


Il termine "giustizia" viene definito come:
"Virtù morale per la quale si dà a ciascuno ciò che gli è dovuto, e si rispetta il diritto altrui";
e ancora
"Virtù per la quale si giudica rettamente e si riconosce e si dà a ciascuno ciò che gli è dovuto".
La Costituzione, nel definire la struttura della repubblica, dedica il titolo IV alla magistratura, precisando l'ordinamento giurisdizionale.
In particolare
l'art.101:
- La giustizia è amministrata in nome del popolo.
I giudici sono soggetti soltanto alla legge.
l'art.104:
- la Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
l'art. 106:
- Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso.

Il cittadino, quando riscontra una lesione dei diritti, può ricorrere alla magistratura affinchè amministri giustizia applicando la legge.
Compito che si presuppone venga svolto senza interpretazioni soggettive, arbitrarie, senza assecondare opinioni personali, credenze, ideologie, attenendosi alle indicazioni stabilite dalle norme, in particolare
dall'art. 3 della Costituzione:
- Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Precisazione che chiarisce l'importante principio di pari dignità, atteggiamento fondamentale in democrazia; esprime una concezione aperta, priva di pregiudizi, che, invece, anche una società definita evoluta, talvolta manifesta ancora in modo palese e spregiudicato.
Per raggiungere scopi, interessi, per godere di privilegi, certi personaggi, taluni gruppi si appellano ad amicizie influenti, a conoscenze importanti, contattano operatori del settore, membri di associazioni, esponendo giudizi denigratori, calunniosi, segnalazioni ambigue e irrisorie nei confronti di chi intacca, ostacola le loro mire, anche con pressioni, intimidazioni, pur di perseguire il tornaconto.
Succede pure che persone con titoli di studio, professionisti, avvocati, insegnanti, uomini di cultura, si lascino manipolare da individui perversi, senza scrupoli, per acconsentire ai pregiudizi suggeriti e screditare altri.
Riescono perfino a coinvolgere i giudici incaricati del processo, che, nel formulare la sentenza, rimangono influenzati dalle insinuazioni, dalle espressioni calunniose, anche se travisano palesemente la realtà.
Dimostrano di non analizzare i fatti in modo autonomo, con senso critico, logica, razionalità: trascurano l'art. 3 della costituzione, e, in definitiva, non giudicano con equità, non amministrano la giustizia nel senso del termine.
Non si comportano in modo "legittimo", conforme ai principi dell'etica professionale.
Al contrario, il magistrato deve esprime il giudizio sulla controversia attenendosi a rettitudine, imparzialità, riporre l'attenzione, vagliare solo gli elementi concreti, validi, senza interferenze, per riconoscere all'altro ciò che gli è dovuto.
E' un evidente rilievo all'apparato giudiziario e alle categorie professionali che collaborano nella funzione giurisdizionale, in quanto, nell'esprimere pareri, giudizi, alcuni considerano fatti ed elementi che non hanno alcun senso per la giustizia; li utilizzano per interessi particolari, per raggiungere scopi personali, per favorire alcuni, fino all'emissione di sentenze opinabili, parziali, non rispondenti a equità, a giustizia.